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Biblioteca delle Donne Soverato - Cineforum 2016

 

FROZEN RIVER

(Fiume di ghiaccio)



Titolo originale  Frozen River 

Lingua originalei nglese, francese

Paese di produzione USA

Anno 2008

Durata 97 min

Genere drammatico

Regia e Sceneggiatura Courtney Hunt

Produttore Heather Rae, Chip Hourihan

Distribuzione Archibadl Enterp. Film  

Fotografia Reed Morano

Montaggio Kate William 

Musiche Petr Gloub, Shahzad Ismaily

Scenografia Inbal Weinberg

Interpreti Melissa Leo; Misty Upham;  

Michael O’ Keefe;  Mark Boone Junior;

Charlie Mc Dermott;  James Reilly









TRAMA

A pochi giorni dalla vigilia di Natale Ray e Lila, entrambe madri single in gravi difficoltà economiche, sono avvicinate dalla possibilità di guadagnare soldi facili attraverso il contrabbando di clandestini illegali. Ray spera così di riuscire ad acquistare una nuova, calda e spaziosa casa mobile per i suoi figli, Lila di poter allevare il bimbo che la suocera le ha portato via.

 

LA REGISTA



Courtney Hunt, nata a Menphis nel Tennesee, ha conseguito un master in cinematografia alla Columbia University e ha realizzato per la tesi un cortometraggio sulla guerra civile americana che viene acquistato dalla PBS nel 1996 e trasmesso su American Pay-House. E’ proiettato inoltre in diversi festival e vince anche il primo premio della Columbia per la regia. Il secondo cortometraggio Frozen River viene proiettato in anteprima al New York Film Festival nel settembre 2004, ma anche nel contesto di numerosi altri festival. Ha ricevuto inoltre due Nomination



all’Oscar per la sceneggiatura della Regista e per la bellissima prova da interprete nel ruolo di Ray di Melissa Leo.



















RECENSIONE

 

Sullo sfondo ghiacciato del San Lorenzo, fiume americano tra il Canada e gli Stati Uniti d’America, si muovono le protagoniste del film.

Due donne, l’una bianca, l’altra mohawk, diverse per razza e per cultura ma accomunate dalla stessa disperazione e dalla stessa lotta per la sopravvivenza.

Ray, la donna bianca, è stata abbandonata dal marito che ha portato via con sé tutto il denaro accumulato che doveva servire a realizzare il sogno di una casa prefabbricata che sostituisse quella in progressivo degrado dove Ray vive con i suoi due figli. Un giorno Ray conosce Lila, una giovane donna appartenente alla comunità mohawk, vedova di un marito annegato nel fiume e madre di un bimbo che le è stato sottratto dalla suocera. Vive sulle rive del fiume San Lorenzo che, ghiacciandosi in inverno, diventa una strada percorsa per far entrare clandestini negli Stati Uniti d’America. Lila appartiene al giro e Ray finisce per affiancarla. L’incontro tra le due è piuttosto burrascoso e denuncia chiaramente l’ostilità che si stabilisce tra loro perché entrambe provate dalla vita, non si concedono altra forma di umanità al di là dell’unire le proprie disperazioni nella speranza di trovare un modo per dare un futuro dignitoso ai propri figli.

Lila, dal volto impietrito e rigido come il ghiaccio che la circonda, chiusa nel suo silenzio che rompe solo quando, perentoria, dà all’altra le indicazioni per come muoversi in un territorio che conosce bene; Ray cocciuta, caparbia, coraggiosa, determinata e decisa, quasi noncurante dei pericoli da affrontare pur di raggiungere gli obiettivi fissati. Un’atmosfera, insomma, di freddezza e di incomunicabilità le avvolge che ben si concilia col contesto ambientale ostile nella sua spettacolarità.

Ma gli incontri continui, la condivisione dei pericoli di un percorso controllato anche dalla polizia federale, la responsabilità di un bagagliaio che nasconde la presenza di clandestini, crea una sorta di sorellanza tra le due che si esplicita nel bisogno reciproco dell’una per l’altra. Ma è soprattutto il forte senso di maternità che le avvicina e le unisce, guida il loro agire, le guida a superare le difficoltà, a vincere sfide difficili.

Quando leggono la disperazione negli occhi di quei genitori pakistani trasportati al di là del fiume per la mancata consegna del bambino a loro affidato in una borsa e da loro stesse abbandonato sul ghiaccio perché ritenuto un pacco ingombrante, non esitano a ritornare indietro per ritrovarlo e consegnarglielo. Per non parlare dei momenti di tenerezza di Ray, abitualmente dura e poco espansiva, verso il figlio più grande o della voglia di Lila di spiare il suo bambino nelle braccia di sua suocera nella speranza di poterlo avere un giorno tutto per sé. Cosa che avverrà grazie alla solidarietà di Ray che rinuncia alla sua parte di compenso pur di non negarle la possibilità di riprendersi suo figlio, solidarietà che lei ricambia prendendosi cura dei suoi figli nel periodo di pena che dovrà scontare per essere stata scoperta come trafficante di clandestini.

Un film bello, intenso, che ha il sapore del thriller come l’ha definito all’epoca, 2008, Quentin Tarantino “ il più emozionante thriller dell’anno” che ha ricevuto due Nomination all’Oscar per la sceneggiatura della regista e per la bellissima prova di interprete nel ruolo di Ray di Melissa Leo.


 

 
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